Meditavo, nel corso della solita coda sull'A4 l'altro giorno; mentre negli Usa le distanze si esprimono in tempi di percorrenza e non in miglia, da noi non si può mai sapere quando si arriva.
Improvvisamente, la rassegnata quiete dell'ingorgo mangia produttività generatore di polveri sottili, destinate (anche, spero) ai polmoni dei rosso verdi che hanno bloccato la costruzione della Bre-Be-Mi, viene rotta da uno strombazzamento insistito.
Tutti dietro di me si fanno da parte disciplinatamente (siamo al nord) e aprono un corridoio centrale, essendo la corsia di emergenza inagibile per lavori. Anch'io dò strada, pensando a un malore, o al solito politico in ritardo con l'aereo, al Magistrato in trasferta. Invece mi sfreccia al fianco una Mercedes scura con cassa da morto a bordo. Il morto aveva furia?
Dàaai, erano i suoi parenti evidentemente ad averne, al limite il prete se c'era; infatti il catafalco era seguito da una scia di sette otto vetture anch'esse strombazzanti stile matrimonio.
In quell'istante, confesso che l'associazione mentale è stata tra il catafalco che fende le folle, sospinto al cimitero da parenti affranti ma frettolosi, e una frase al sen di Marco Cappato sfuggita : "Serve fare presto, Welby è sempre più grave"; teme che "il caso Welby" si spenga (anche nel senso televisivo) prima di farlo spegnere?
Checcevolete fà, m'è venuto spontaneo, è quell'idiosincrasia per i "puri" e i "disinteressati" che mi trascino appresso da sempre; ammetto di essere moralmente inferiore, non è un caso che esponga il famoso apposito banner.
Spero sinceramente per Welby persona, che si "risolva" tutto al più presto e col minor dolore possibile, per lui e i suoi cari. Nella mia insensibile abiezione morale, spero che si risolva presto anche il caso Cappato, malato terminale di pensiero debole da tempo sottoposto ad accanimento terapeutico.
UPDATE 16/12:
Welby e' libero di fare della propria tragedia un caso politico : è chiaro che si!
Il Coopetitor risponde come piace a me a questa mia banale confessione di inferiorità morale e porta la discussione ai piani alti.
Non cade nella trappola dello scontato pensiero debole che ingorga giornaletti e blog, del solito fariLaico stracciamento di vesti, come del resto fa la gran parte dei suoi commentatori politically correct, (dovrebbero cambiare la solita Eprom: non sono moralista non sono cattolico e neppure Theocon; la risposta predigerita per il mio caso particolare non è nelle cartucciere standard). Al contrario, imposta una bella critica sul piano logico.
Rispondiamo nel merito, liberando dapprima il campo dai dubbi estremi: lungi da me articolare tesi di auto-strumentalizzazione di Welby su Welby; una possibilità peraltro che - ti è sfuggito, caro Coopetitor - darebbe senso (logico) alle posizioni di chi creda alla sacralità assoluta della vita; il che non è certo il mio punto. Lungi da me anche credere che Welby sia nuts. Non sono così sofisticato, nè tantomeno così banale, pur essendo moralmente inferiore.
Trovo del tutto evidente inoltre che la politicizzazione del caso sia una precisa volontà di Welby stesso, quindi, concordo che i "Puri", i "disinteressati" (mica ci sono solo i radicali ehh, magari!), lottino sinergici per il medesimo fine suo.
Solo che, scusa Nullo ma questo cosa significa? Kant a parte, non sarebbe strumentalizzazione questa, da un punto di vista anche solo puramente semantico?
La trasformazione di una persona in un "caso" (così morfologicamente simile a "cosa"), per un irriducibile individualista come me è già di per sè strumentale.
Del resto anche il Cristo, per fare un paragone "alto" in termini di umana sofferenza, fu conscio di essere "strumento" del Padre (l'Agnello, animale sacrificale=strumento, che toglie i peccati del Mondo), ma ciò non sminuisce certo il valore della sua "missione" e del suo sacrificio, anzi li esalta.
Chiarito questo, cioè che di fatto per me i "puri", i "disinteressati" stanno strumentalizzando un pur condiscendente Welby, arriviamo alla parte più ignobilmente inferiore del mio ragionamento.
I "Puri", con Welby, desiderano di fatto che muoia come un cane (l'eutanasia si applica regolarmente agli animali domestici), e cosi (riporto il tuo passo) "chiede che vengano approvati gli strumenti legali per una morte meno dolorosa, e piu’ dignitosa. Una morte, senza vergogna, alla luce del sole (e poi il buio); una morte non solo giusta (nell’ingiustizia della natura), ma anche legale".
Personalmente dal basso della mia abiezione, valuto il ragionamento come statalista (legificare, normare ulteriormente invece di delegificare), inefficace e fallace; lo riformulerei se consenti (senza bada bene cambiare l'output fattuale) come segue: "chiede di poter applicare il suo riconosciuto diritto di decidere sulle cure cui sottoporsi o non, in modo informato; chiede inoltre, come da prassi medica consolidata e da suo diritto, di essere supportato non solo nella tutela o non della sua salute secondo le sue insindacabili decisioni, ma anche in una efficace terapia palliativa del dolore". Punto.
Welby e quelli nelle sue condizioni, in buona sostanza, sarebbero un non caso:
a) la legge li tutela GIA', qualsiasi sia la decisione sulla LORO vita;
b) chi mai può essere contrario a una "riformulazione" del genere? Non certo la Chiesa, nè organi corporativo sindacali dei medici, nè comitati pseudo-scientifici e molto etici e pure politici.
A prova che già funziona già così, dobbiamo riportare i casi dei Testimoni di Geova defunti rifiutando trasfusioni ( o erano Mormoni?), o il caso di quella donna che non volle farsi amputare un piede e quindi morì, o lo stesso papa Wojtila che non volle farsi ricoverare al Gemelli etc.etc.?
Allora perchè è andata storta nel caso in questione?
Perchè questo è stato volutamente strumentalizzato, da Welby stesso in primis; la risposta ai "Puri", ai "disinteressati" paladini suoi, da parte dell'establishment corporativo medico scientifico politico e della Magistratura, è stata uguale e contraria: "pura" e "disinteressata" quanto la strumentalizzazione (consenziente) del caso, e quindi per la definizione stessa di disinteresse, disumana e deresponsabilizzata.
Chi semina Cappato, raccoglie tempesta.