La nuova tratta degli schiavi -I
Come sottolineava ieri l'amico Cantor, mentre qui si ciancia di facilitare l'acquisizione della cittadinanza, l'immigrazione clandestina ha raggiunto e superato le soglie dell'allarme sociale.
Sicuramente per il fatto che mentre qui si chiacchiera di nuovo "buonismo", di là di Mediterraneo a torto o a ragione si percepisce un atteggiamento nuovo, più rilassato, e gli affari dei mercanti di schiavi - siano essi scafisti, camionisti, camorristi o stesori di documenti falsi - ripartono.
E ripartono anche i ricattini dei dittatori degli scatoloni di sabbia.
Ci sono molte chiacchiere "politically correct" ( e poche analisi) sulla "offerta" di immigrazione ai Paesi Occidentali. Alcuni parlano di demografia, altri di ineluttabilità di fenomeni legati alla globalizzazione e al sottosviluppo. Pensiero debole, che scambia conseguenze per cause, ma non è qui che vorremmo focalizzarci.
Molte chiacchere sull'"offerta", si diceva; più scarsa invece la riflessione sulla "domanda".
Anche nei fenomeni migratori, tutta l'offerta del mondo non si "piazza" se non esiste una corrispondente domanda. C'era tanta frontiera da colonizzare in America, e schiavi da sostituire in SudAmerica (i primi immigrati italiani in Brasile tagliavano la canna da zucchero); anche nell'antica Roma, la fine dell'espansione aveva alzato i costi dell'energia (schiavi) e diminuito l'appeal della carriera militare, per cui le porte si aprivano all'infiltrazione barbarica, prima delle invasioni vere e proprie.
Qual'è allora l'attuale scenario lato "domanda" di immigrati? Cioè, chi li vuole, a chi e perchè ci servono?
Anche qui, si sentono tante banalità in giro; la più classica essendo: "gli immigrati servono per fare i lavori che i nativi non vogliono più fare". Si, forse, i nostri non lo fanno più a QUEI prezzi ... il che ci porta alla vera risposta, sintetizzata con efficacia da un blogger americano, Donald A.Collins:
" The main reason has been that too many affluent, well placed citizens benefit from all kinds of imported slaves, both cheap, low skilled labor..".
Purtroppo, è la risposta vera: il neo schiavismo in casa nostra (in figura, un mercato degli schiavi del Sahel; nb. il mercate com'era solito è un arabo).
Ho già raccontato tempo fa dei giovani benestanti progressisti della precollina torinese che conosco; si fanno servire e riverire di tutto punto da coppia di immigrati 24x6 (anche nelle piantagioni di cotone dell'Alabama si concedeva agli schiavi il Giorno del Signore), in cambio di vitto alloggio e pochi euro ovviamente in nero; al primo problema serio li cacciano senza tante vertenze e liquidazioni - hanno cambiato sinora tre coppie in cinque anni - "ce n'è tanti che hanno bisogno"; 'te credo che i progressisti precollinari che votano Livia Turco e Ferraro siano tutti moltissimo aperti e multiculturali!
Alla faccia dei sinistri ministri che si preoccupano dell'impatto della legge Biagi sul precariato - fenomeno peraltro massicciamente presente nelle Amministrazioni pubbliche centrali e locali più che nell'industra privata, nel mentre un nuovo schiavismo, da loro stessi propalato, sta crescendo sotto i loro piedi.
Anche lato industria, lo scenario non cambia.
Vi siete chiesti cosa faccia il 13% della popolazione bresciana che risulta extracomunitaria, e che non sia pressochè schiavizzato in servizi low profile in nero (domestici, badanti, spacciatori o vu'cumprà) come sopra descritto?
Risposta: molti sono utilizzati per abbassare il costo del lavoro in fonderie o aziendine prive di innovazione, ricerca e valore aggiunto. Tutta roba che senza di loro sarebbe darwinianamente destinata alla scomparsa.
Gli immigrati insomma ricoprono quel ruolo che fu delle svalutazioni competitive della lira: mascherano il rigor mortis di certe realtà industriali, agricole o tessili nostrane, le fanno tirare a campà ancora per un po'.
Non vogliamo generalizzare: quote di immigrazione opportunamente regolate sono cosa buona e giusta. Basterebbe uscire da tre equivoci:
- quello dell'ineluttabilità del fenomeno epocale - i fenomeni naturali possono e debbono essere ingegneristicamente regolati;
- quello delle quantità di lavoratori immigrati necessari reclamati dagli industriali, per quanto detto sopra;
- quello del "si riceve tutti"; gli islamici NO, stiano a casa loro o vadano in Francia, e non per la religione - se la tengano - ma per scarsa compatibilità sociale; prima di entrare, dovrebbero dimostrare fattivamente che almeno desiderano adeguare la loro mentalità (come i detenuti che vogliono il permesso di lavoro esterno devono dimostrare la buona condotta). Sorry per i bravi ragazzi che sicuramente ci saranno tra loro, ma le Due Torri non sono cadute da sole.
Insomma, è l'impianto della Bossi-Fini con dei robusti adeguamenti precisi e PREVENTIVI, mirati all'accoglienza degli islamici. Per una volta che avevamo risolto un problema in modo corretto, t'arrivano i sinistri e mandano tutto a gambe all'aria ....
Fine parte I
6 Comments:
Ammazza che prolisso. Fra il primo e il secondo tempo sono andato a bermi una Pepsi.
Tutta sta pappa per dire che se agli industriali gli riesce il colpaccio di una mano d'opera tutta extracom a 4 euro al mese vedi un po' tu che culo gli facciamo alla Cina.
;-)
Hai ragione. Solito mio problema, mi lascio prendere la mano. Tanto che ho deciso di spezzare il post in due.
Che tanto, la tua risposta dimostra che ti sei fermato alla prima metà. ;-)
cavolo, non mi ha caricato il commento... e ora chi se lo ricorda... ah, ti dicevo bravo per il post dedestra, ma anche per i passaggi steinbeckiani su lavoro a basso costo e diritti dei lavoratori, ed è li che, se casca, casca il post... però per quello aspetto l'altra metà. poi tante altre cose belle, ma quelle evidentemente sono perse come lacrime nella piogga edinburghese
nullo,ne ho perso anch'io uno pochi minuti fa, è blogger.
Noi paleo-con (citerò addirittura Pat Buchanan nella seconda parte) andiamo oltre i diritti dei lavoratori, mica siamo come socialisti, fermi al libretto del lavoro di mussoliniana memoria!
Siamo piuttosto focalizzati sul tema identitario. E senza buonismi, ci spiace che altri umani vengano sfruttati, tutto qui.
Notare inoltre che propendiamo per la morte delle aziende decotte, non perchè queste siano in qualch emodo costrette a pagare di più lavoratori locali.
Comunque io ho deciso, vado a vivere in Svizzera. Lì (qui, sono già in Svizzera, in vacanza) ci capiscono di immigrazione: semplicemente usano il metodo "fuera dì ball"!
E mi pare che funzioni. E guai a chi ride perchè parlo sul serio.
un po' di sana tetragonaggine (e tetraggine) svizzera non guasterebbe nemmeno a noi. Rallenterebbe l'inevitabile.
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