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Thursday, May 04, 2006

La sottile linea rossa

Il mio Neo-Coopetitor (*) nullo ha affermato che " l'Italia è una nazione, con uno spessore storico, e quindi politico...". Ne scriviamo frettolosamente, in quanto il tema ci appassiona, senza tirarci dietro le salmerie di tante bibliografie.
Lasciamo perdere per carità di patria la spaccatura netta a metà, stile mela, che la politica ha recentemente prodotto. Lasciamo perdere anche la sottile, psicologica, "freudiana" convinzione di molti di esser prima di tutto un comunista, un fascista, un libertario, poi forse un romano o un piemontese, e solo alla fine forse l'essere anche un po' italiano. Soprattutto quando ci stanno i Mondiali.
Perchè una Nazione non coincide sempre con uno Stato. Anzi!
Nazione origina da un popolo, un'etnia. Non per caso, Nazione deriva dal latino "nascio": nasco, nascita.
Ma non basta: un popolo può essere e rimanere tranquillamente diviso in più parti; ci vuole un amalgama fatto di miti unificanti, di contrapposizioni, per determinare una Nazione: è un fatto eminentemente culturale. Mentre lo Stato è fondato su un "Contratto" e su una gerarchia, su diritti e doveri, la Nazione è una comunità innanzitutto "spirituale", che "domanda" tutto e fornisce in cambio, senza scivolare troppo su piani inclinati idealisti, quella strana cosa di cui gli umani sentono bisogno assoluto, che chiamiamo "identità".
Una Nazione può di fatto avere o meno l'opportunità storica di organizzarsi come Stato autonomo. Pensiamo ai Baschi, agli Scozzesi, o al contrario agli Irlandesi.
Pensiamo alla "creazione in vitro" nel Novecento di un popolo storicamente inesistente, di una Nazione e forse in futuro di uno Stato, i Palestinesi. Qui nel Nord Italia, abbiamo vissuto la costruzione sul tavolo da cucina (non certo "in laboratorio") di una mistica storicamente un filo tirata per le orecchie, quella "celtica padana", che però qualche traccia e un certo qual senso di unità, assieme a qualche rito un po' ridicolo, è indubbiamente riuscita a determinare.

Veniamo all'Italia. Nasce come Stato grazie alla temerarietà, all'abilità manovriera nello sfruttare le congiunture internazionali e alla fortuna di alcuni Grandi dell'Ottocento (Cavour e Garibaldi sopra tutti), senza avere prima il tempo di costruirsi come Nazione nel senso sopra detto.
Elites a parte, cresciute tra nostalgie euro-napoleoniche e il culto tutto letterario dei grandi padri della Lingua Italiana - Dante Petrarca e Boccaccio - cui va aggiunto il patriota cattolico Manzoni.
A livello popolare, l'Italia perderà a una a una tutte le opportunità storiche per divenire Nazione. Molto si è scritto riguardo alla crisi post-Unità (fine ottocento) che portò tra l'altro al brigantaggio, che sfiorò la vera guerra civile di secessione. Molto poco c'è da aggiungere al riguardo, cioè al fallimento del sogno Risorgimentale (fatto lo Stato, creare la Nazione, mediante un processo top-down centralista).
Anche il classico tentativo di formare una mistica nazionalista (la retorica delle "Terre Irredente") o lo stesso Colonialismo, non produssero successi sotto questo profilo (forse per i suoi incidenti di percorso come Adua).

Poco invece s'è detto della più grande occasione tra tutte che l'Italia ha avuto di unificare una coscienza nazionale: la Prima Guerra Mondiale. Le sofferenze comuni in trincea, i sacrifici, la lotta di un popolo intero contro fame freddo e cannonate, di fronte al nemico senza cedere, anzi alla fine resistendo eroicamente e pure trionfando, di fatto riuscirono a forgiare un "tipo italiano", dotato di una sua mistica, di valori e di eroi condivisi.
Purtroppo, il mito della "vittoria mutilata" stroncò la celebrazione di una vittoria autentica, che poteva essere l'inedito collante del contadino siculo con quello vèneto. Perchè la psiche collettiva dei popoli che si fanno Nazione è un filo truculenta, nasce e si forma nella sofferenza e si esalta nella vittoria - Serbi a parte, genti particolari che venerano come mito fondante della loro Nazione la sanguinosa sconfitta di Kosovo Polje.

Niente paura, si disse dal '22 al '43, l'italiano nuovo lo forgerà il fascismo. Peccato si trattasse di un esperimento ancora una volta top-down come quello Risorgimentale, subito più che voluto, anche se spesso con "buona lena". L'esperimento aveva anche il difetto di essere "contro natura": una Nazione non si forma facendo "
cherry picking" tra le caratteristiche che ci piacerebbe avesse - lo spirito battagliero, la sportività, la salute etc.etc. Infatti, pur essendo durato non poco (vent'anni) l'esperimento non lascerà traccia nella coscienza collettiva, viene anzi rimosso molto rapidamente .

Vabbè, tutto quello che si vuole, l'italiano medio-basso è regredito alla sua dimensione comunale, qualche volta regionale, raramente "nazionale". Eppure, il tifo, la bandiera, i caduti di Nassirja ... c'è qualcosa che ci ha ri-unificato in un qualche senso profondo ... la risposta è sconvolgentemente banale: si chiama ... Mike Bongiorno.
Non stiamo scherzando. La televisione ha avuto un ruolo fondamentale nell'unificare prima di tutto il linguaggio degli italiani (base toscana, diluita da termini e pronunce milanesi-romane); la lingua è lògos, pensiero: poi arrivano sempre attraverso la Tv, la visione della vita e i miti comuni (la Lambretta, l'auto, le vacanze cellulare etc.etc.). Guarda caso, lo stesso ruolo primario che la Tv ha esercitato poi nell'attirare qui le folle dei migranti albanesi e maghrebini.
Si capisce però che una Nazione non si "amalgama" proprio bene, se è fondata su Lascia o Raddoppia o su Indietro Tutta. Ecco che la vera Nazione degli italiani in cerca di identità comunitaria diviene/rimane il Comune, la Banda per tramite dalla squadra di calcio, il Partito.

Quindi, caro Coopetitor, concludo dal canto mio che quaggiù abbiamo abbiamo lasciato un percorso incompiuto: abbiamo perso alcune occasioni per compiere il percorso inverso a quello classico, da Stato a Nazione.
Ci manca un fattor comune, un minimo comune multiplo (o meglio un massimo comun divisore) SERIO, vero, fatto di sacrificio sangue e vittoria. Esattamente quello che potrebbe ancora rappresentare il 4 Novembre, se fosse raccontato per quello che veramente è stato, non solo Caporetto e Cadorna il crudele decimatore.
Da questo punto di vista,sono notevoli i danni fatti dalla concorrenza della favola Resistenziale da un lato, oltre che quelli provocati da un ragazzotto bene intenzionato come Ciampi, che ha tentato di redirezionare l' "amor patrio" verso miti "da azionista" come il Risorgimento, francamente ancora indigeribile dalla parte cattolica.
Chissà perchè non gli va la Prima Guerra Mondiale? Avranno paura di un rugirgito di militarismo? O l'Europa? Temono che la "sofferenza del popolo" sia una cosa poco adatta per la mistica di questi tempi edonistici e pacifinti?

Come dite? La Resistenza? Come mai l'ho tralasciata e ne parlo solo come favola? Beh, avrebbe il requisito primario: è un mito... Nel senso che non è esistita, almeno come fatto "di massa", e questo è un fatto; è stata un nuovo fenomeno elitario come il Risorgimento. La gente normale tifava per la fine della guerra, non certo per i partigiani in quanto tali.
Inoltre, qualsiasi osservatore non schierato non può non riconoscere che anche la "vittoria" nella realtà fu degli Alleati, non dei Resistenti (come ha notato il mio coopetitor, altrimenti sarebbe come a dire che la guerra contro Saddam l'hanno vinta i curdi e gli sciiti). Infine, perchè è un fenomeno con tanti lati ancora oscuri e mai chiariti, che ha diviso più che unire, non solo e non tanto i comunisti dai "fascisti", ma soprattuto ha determinato storie diverse tra Nord e Sud. Come se non bastassero le differenze già esistenti ...


(*) questo post inaugura la Coopetition (vedi sidebar) con nullo.
Coopetition è la definizione - Collaboration + Competition - che si sono scelti per la loro partnership virtuale.
Il fatto è che "noi siamo da secoli/calpesti, derisi/ perchè non siam popolo/ perchè siam divisi". Oggi più che prima.
Anche abr e nullo sono divisi dallo schieramento, ma nel tempo hanno scoperto di avere sintonie, convergenze di sensibilità e nei gusti. E hanno scoperto che si può parlare dagli opposti spalti, senza per questo "addolcire la pillola".
Han deciso quindi di "parlarsi", di scambiarsi temi e spunti, di confrontarsi civilmente, come fanno da tempo attraverso i commenti che si scambiano, ognuno da "casa sua".
Si sono scelti a titolo un bellissimo film di guerra - "The Thin Red Line" - perchè sottile è la linea rossa che divide il bene dal male, il giusto dallo sbagliato; il film parla del conflitto estremo come esperienza reale e dis-umana ma profondamente interna e connaturata all'uomo, confronto non tanto col nemico ma con sè stessi, i propri demoni e limiti. Che racconta l'assoluta relatività (bello l'ossimoro) di tutte le prese di posizione.

10 Comments:

Anonymous Anonymous said...

Caro Uomo bello ed intelligente (così invece della svenevole,fo' proprio la sfacciata...), bello il tuo excursus storico bignamato...però mi duol ricordarti che è vero...i nordici dell'Italia (disse Costanzo che 'siamo sempre i meridionali di qualcuno...') effettivamente provengono dai Celti che nella loro spinta propulsiva lambirono le terre attorno a Mediolanum giusto per avere un meeting socio-culturale con gli Etruschi (notoriamente belli tosti....). Molte delle cittadine che si trovano attorno alla Mediolanum stretta hanno tuttora nomi di indiscutibile origine celtica....

inyqua l'Etrusca

4/5/06 1:34 AM  
Blogger Abr said...

Cara etrusca, caschi male: ti sei imbattuta in uno dei massimi esperti viventi - lo dico con molta modestia - di antropologia culturale preistorica.

Scriveremo presto, se interessa, di quali popoli abitassero tra il XII e il VII secolo a.c. attorno al Po .. e anche oltre le Alpi già che ci siamo.
Liguri, Heneti o Vèneti o Wnts o Ev-quili (il popolo dei cavalli); Celti Insubri Cenomani e Boi ...

Potrei rivelarti una teoria sconvolgente intrigante e moderna ma ancora molto controversa, sulla VERA origine degli Etruschi e sulla loro lingua ... vedremo.
Prossimamente su questi post. ;-)
Ciao, Abr

4/5/06 2:16 AM  
Anonymous Anonymous said...

idee spadoliniane che condivido. La nazione italica non so se esiste veramente. E' esistita al tempo dell'impero augusteo, quando vi era proprio il tratto distintivo e civico della nascita italiana. Ergo della nazione. Poi ne abbiamo perse le tracce. La radiazione di fondo rimane, ma il progetto riunificativo della nazione è stato gestito male, dal centro verso la periferia, anzichè il contrario. Poichè l'Italia si prestava più a una formazione dello stato federativa (come i romani costruirono la res publica, forgiando la nazione sui patti basati sui foedus, sulla fiducia) e federale, che a uno stato di tipo francese. Primo errore. Secondo errore la dittatura del fascismo. Terzo errore ricostruire la nazione sui valori anti-fascisti, cioè comunque valori negativi, di opposizione intendo, con segno meno. I valori positivi vanno riscoperti, ma andando oltre. Se ci sono, sia chiaro.

4/5/06 11:42 AM  
Anonymous Anonymous said...

caro coopetitor, se ci e' concesso essere in accordo, allora sono d'accordo, completamente. ahinoi, non solo la nazione italia non e' ancora nata, ma non sta neanche nascendo... (il fatto che questo sia in totale contraddizione con la mia frase che hai citato beh, su quello ci siamo gia' spiegati, e cmq essere contraddittorio non e' male...)

pero', come fai notare tu, ci sono stati momenti, ultimamente, nei quali abbiamo visto uno spiraglio. eccone uno:
http://nullo.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=729763

buona la prima, co(o)p!

4/5/06 11:50 AM  
Blogger Abr said...

Wat., la tua sintesi del NOSTRO pensiero è perfetta.
Per me, potrebbe essere ancora fattibvile rifondare una mistica nazionale, se non si fanno errori da azionista come Ciampi, riscoprendo la storia dei nostri nonni (o bisnonni) sul Carso, e partendo da lì.

Interessante poi approfondire la "lezione" augustea, in ottica non solo federativa, ma anche della globalizzazione.

Nullo, non solo cambiare idea è concesso, ma direi che ci contraddistinge dai noiosi e stubborn "coerenti a tutti i costi".

Sulla sensazione che "eppur si muove", hai ragione (vedi?), e lo dico in effetti nel post: "..Eppure, il tifo, la bandiera, i caduti di Nassirja ... c'è qualcosa che ci ha ri-unificato in un qualche senso profondo ...".
Solo che la risposta che mi do' è che si tratti ancora di qualcosa di epidermico: ".. si chiama ... Mike Bongiorno".

Ma è sicuramente meglio che niente.
Alla prossima.

4/5/06 12:10 PM  
Anonymous Anonymous said...

Sexy blogger del mio cuore...ho ansia d'imparare cose nuove...se Celti e Mediolanum non c'entrano un tubo francamente non mi si rivolta la vita...(a me l'hanno insegnata così, ma da quando mi hanno costretta anche a dubitare dell'OMS son pronta a tutto....
:-))) Molto più mi interessa la 'vera storia degli etruschi' non solo perchè son qui a calcarne le terre, ma perchè la ritengo una civiltà assai misteriosa ed interessante...Per ciò che mi concerne ahimè la mia origine non è etrusca ma spazia fra i Galli ed i Teutoni...incidentalmente mi trovo nell'amata Penisola per quel mescolarsi di geni che trova origine dall'attività preferita dei miei avi di entrambe le razze...lascio alla tua indubbia intelligenza di antropologo scoprire quale fosse...;-)

4/5/06 12:25 PM  
Blogger Abr said...

... Inyqua anch'io come (quasi) tutti sono ibridizzato. Don't worry , Mediolanum è colonia romana in territorio gallo Insubrico, Melpum (a memoria) è etrusca.
L'attività preferita dai tuoi avi? Dài, non dirmi che giocavano a rugby !!!! :-DDD

4/5/06 1:35 PM  
Anonymous Anonymous said...

Abr, son qui per imparare...pendo letteralmente dalle tue labbra...
:-)
Rugby? dici rugby? beh...più o meno...;-)

4/5/06 6:54 PM  
Blogger Massimo said...

E' già il secondo post, in questo mio excursus, nel quale trovo dei punti interrogativi sull'essere nazione, stato o sulla possibile unità degli italiani.
Personalmente ho scritto più volte che vedo la divisione non come etnie o geografica (certo, c'è anche quello, ma è superabile e tollerabile) quanto piuttosto come insanabile frattura a livello di Valori fondanti.
Pensiamoci un attimo: cosa ci unisce ad un italiano di sinistra ?
A me non viene in mente nulla e Mike Bongiorno non credo possa essere un collante sufficiente :-)

5/5/06 6:02 PM  
Blogger Abr said...

Monsoreau, è proprio questo il mio punto, Mike non è di certo sufficiente per.
Rovescia il ragionamento: DATO CHE non esiste nulla di radicato, di condiviso in termini di mistica collettiva tra "italiani", tu come me come "loro", sei FORZATO a identificarti nella tua (sotto-)Nazione, sia essa Pavia o i Commandos Tigre, Avanguardia Sociale o il Leoncavallo.

Da cui la tua giustificata domanda: macchemmi rappresentano a me quelli lì?
Purtroppo la si pensa così anche nell'altro campo, chi da qui suggerisca ai mujaheddin afghani di piazzare bombe sotto il mezzo degli alpini in pattuglia .. e c'è, sono certo (assieme ai Servizi) che c'è.

Perchè per lui, che siano italiani non aggiunge nè toglie valore. Non sono nemmeno "nemici" (a volte, ai nemici si dà l'onore delle armi), no, sono fuori dal consesso umano.
No respect.
ciao, Abr

5/5/06 7:17 PM  

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