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Saturday, December 17, 2005

Inni


Per un sacco di motivi che è inutile approfondire, ultimamente m'è ritornato l'ùzzolo degli Inni Nazionali. E mi è venuto un lungo post al proposito.
L'Inno più bello? Dovrebbe essere quello della propria Nazione, no? Sfortunatamente a noi italiani ce ne manca la cultura, avendo saputo rovinare i miti fondanti della Nazione, cioè il Risorgimento e la vera grande vittoria popolare della Grande Guerra(la nostra vera Grande Guerra Patriottica): affondati nella coscienza collettiva rispettivamente dai siluri social-internazionalisti - "il risorgimento di pochi, la "colonizzazione piemontese" - e dal mito negativo della "vittoria mutilata" con annesso complottismo alleato.
Il nostro "Inno agli Italiani", meglio noto come "Fratelli d'Italia" fu composto negli anni patriotticamente frementi pre-1848 dal genovese Goffredo Mameli, morto poi a 22 anni nel '49, mentre difendeva Roma a fianco di Garibaldi. La musica, una marcetta molto così, è di un altro genovese, tal Michele Novari.
Prima l'Inno era la Marcia Reale ("
Viva il Re! Viva il Re! Viva il Re!/Chinate o reggimenti le Bandiere al nostro Re/la gloria e la fortuna dell'Italia con Lui è./Bei figli d'Italia gridate evviva il Re!/Chinate o reggimenti le Bandiere al nostro Re"); il nuovo fu scelto nel 1946 ma solo come "provvisorio", neanche fosse lavoro del dentista!
Mi rifiuto di discuterne la "qualità" musicale - un Inno deve esaltare, altro che qualità! A mio avviso,tra le marcette, il nostro non ha nulla da invidiare alla Marsigliese .
Da questo punto di vista, la superiorità di "Va'Pensiero" di Verdi va a farsi benedire - indubbiamente migliore musicalmente parlando, mi pare poco adatto ad esaltare le folle, oltre che possedere un testo a dir poco sconfortato, anche se speranzoso. Tra l'altro , fu proprio Giuseppe Verdi a "santificare" l'Inno di Mameli, inserendolo nel suo Inno delle Nazioni al posto della Marcia Reale, a fianco di Marsigliese e God save the King; prima era solo una canzonetta molto popolare tra combattenti e cospiratori.
Che altro dire sul testo dell'Inno nostro, molto romanticamente denso di immagini classicheggianti? Beh, vale sempre la pena di chiarire il senso di una frase, male interpretata dai più: "
...dov'è la Vittoria?/Le porga la chioma/chè schiava di Roma/Iddio la creò.." non vuol dire che l'Italia è schiava di Roma! Significa invece: la dea Vittoria venga a inchinarsi (le porge la chioma) alla nuova Italia che s'è desta, perchè questa fu da Dio fatta per servire l'impero romano.
Te'capì, romano-centrici? E' la dea a esse' schiava de'Roma, mica il resto d'Italia!
Si, perchè un altro "bello" che si scopre a rileggersi bene l'Inno: è profondamente intriso di
federalismo! Vengono infatti nominati tutta una serie di fatti "regionali" anti-straniero, come la battaglia di Legnano contro il Barbarossa - si proprio quella del Carroccio e dello spadone di Alberto da Giussano - o i Vespri siciliani del 1282 contro gli Angioini. La più lievemente sardonica citazione è quella di Balilla, figura leggendaria che inizia la rivolta popolare di Genova che libera la città dagli austriaci del 1746: Mameli, genovese, non poteva non sapere che alleati degli austriaci in quel periodo erano ...proprio i piemontesi!
Un'altra notazione, scorrendo il testo dell'Inno: tra tutte le nazioni oppresse d'allora, il Mameli ne sceglie una che considera affratellata nelle sofferenze all'Italia: la Polonia, guarda un po' .... ah, ovviamente l'Inno è viuulentemente anti-austriaco, chissà come vivono stu' fatto nei dintorni di Bozen ...

In generale sugli Inni c'è da raccontare una cosa poco nota: molti di quelli delle Nazioni centro e sudamericane hanno musiche ispirate all'Opera italiana. E' chiaro il perchè: oltre ad una certa presenza di italiani (non massiccia come diverrà alle soglie del Novecento, ma qualitativamente e politicamente rilevante, vedi Garibaldi in Uruguay e nel Rio Grande do Sul), queste Nazioni hanno acquisito l'indipendenza prima e attorno a metà dell'Ottocento, quando grande era la rinomanza internazionale e l'influenza della nostra musica.

Limitandoci solo agli Inni più famosi, ce ne sono altri indubbiamente più godibili del nostro.
Per chi ci crede ad esempio (come me), "Star Spangled Banner" americano "provoca" l'alzarsi in piedi e il mettersi la mano sul cuore. Ma questa, lo riconosco, è più una adesione "ideologica" che la forza dell'inno in sè; si dimostra un vero Inno, da 'sto punto di vista.
Pochi (anche tra gli americani) sanno che questo inno nasce da un episodio "perdente" (gravissimo fatto per loro, sono molto scaramantici nei confronti dei "losers"): il testo fu composto nel contesto di una delle (poche) guerre da loro perse, quella del 1814 contro l'Impero Britannico. Un tizio, dopo che Washington era stata presa e bruciata, fu così stupito di vedere la bandiera Usa sventolare
ancora su Fort McHenry alle porte di Baltimora (in figura qui sopra), che decise di celebrare quella "bandiera ornata di stelle". Aveva evidentemente bisogno di tirarsi su ...

Maestoso e struggente trovo invece (e qui do prova del mio animus "intellettualmente onesto") l'Inno ex-sovietico, ("...Jedinij, mogutchij Sovjetskij Sojuz!.." -... unica, possente Unione Sovietica!..), ora Inno della Federazione Russa (con testo parzialmente epurato).
Quello tedesco
("Deutschland über alles") lo trovo interessante (la musica è di Haydn!), ma ha una storia ancor più interessante: sapevate che i tedeschi hanno "copiato e incollato" la musica dall'Inno dell'Impero Austro-Ungarico? La neonata Repubblica Tedesca di fatto usucapì la musica del cosiddetto Inno Popolare (il testo era diverso) al dissolvimento dell'Impero delle Due Corone post Grande Guerra.
Il mio bisnonno quindi se lo sentiva dritto sull'attenti; oltre al testo in tedesco, esisteva la versione italiana, come quella magiara, ceca, croata, galiziana etc.etc.

Ma torniamo a noi. Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace. O, in questo caso, ciò che esalta. Nel mio caso particolare, ciò che provai un giorno al MurrayField di Edinbro (come si pronuncia Edinbourgh): trovarmi sommerso dal tappeto di cornamuse, tamburi che rullano, migliaia di persone che cantano a squarciagola parole bellissime e struggenti, è una emozione indimenticabile che ogni volta mi ritorna sù con un groppo al gargarozzo.
Prima dell'avvento di quello che mi aveva tanto emozionato, esisteva un inno semi-ufficiale tradizionale scozzese, "Scots Wha Hae Wi’ Wallace Bled" ("Noi siamo scozzesi del sangue dei Wallace" - Wallace essendo il famoso "Bravehart").
Che, come si può sentire dal link, vanta ovviamente delle bellissime cornamuse; il testo era del poeta Burns, ripreso dal discorso del re Robert the Bruce alle truppe il giorno della battaglia Bannockburn nei pressi di Stirling (contro chi? Ovvio, contro gl'inglesi); ma, nonostante il testo bellicoso e il ricordo anti-inglese, a parte forse nei dintorni di Stirling stessa, la melodia non attecchì mai granchè nel popolo.

"Flowers of Scotland" invece, composizione
recente dei Les Corriers, duo tradizionalista degli anni '60, letteralmente si impadronì subito del cuore degli scozzesi.
In anni in cui di guerre per esaltarsi, grazie al cielo (e all'equilibrio del terrore) ce ne stavano di meno, esisteva ed esiste ancora un potente surrogato dello scontro fisico tra due schiere, una "confrontation" ritualizzata: lo sport di squadra; il rugby, sport di squadra e di combattimento per eccellenza, sta davanti una spanna buona a tutti gli altri da questo punto di vista.
Infatti, "Flowers of Scotland" si impose soprattutto grazie ai test match; veniva cantato sugli spalti in contrapposizione e sovrapposizione a "God Save the Queen", Inno ufficiale del Regno Britannico di cui la Scozia fa parte, e la cosa provocava notevole imbarazzo nelle autorità. Fino al giorno in cui la Principessa Anna d'Inghilterra, sorella della Regina, si alzò in piedi col suo kilt e si mise a cantarlo assieme a tutta la folla proprio al MurrayField.
Da allora, scadute progressivamente le qualità rugbistiche scozzesi, andare al MurrayField di Edinbro per sentire la folla che canta Flowers of Scotland vale da solo il prezzo del biglietto, trasferta aerea inclusa.
Qui le struggenti bellissime liriche, scritte da Roy Williamson.

Una cosa simile sta succedendo in Inghilterra, sempre nei campi di rugby: una volta eseguito all'inizio "God save the Queen" (sentito e cantato da tutti, ma soprattutto quando l'Inghilterra gioca contro squadre dell'attuale o dell'ex-Impero), nei momenti di particolare esaltazione e trionfo, succede che il pubblico inglese si metta all'unisono a intonare il ritornello di un vecchio blues, usato anche come ninna nanna, titolato "Swing low Sweet Chariot" . Il senso pare essere quello del mitico "Mamma metti il caffè sul fuoco che qui la partita è finita e stiamo tornando a casa ..." di Petersoniana memoria (per chi c'era, di notte davanti ai televisori negli anni '80, a vedere - disturbatissime - le prime telecronache Nba).
Parliamo di God Save the Queen? Non potremmo, esso infatti NON è Inno Nazionale, anche se si esegue dal 1745 ed è quindi il PRIMO di tutti; non esiste infatti una legge che stabilisca nulla del genere presso la Corona. La cosa notevole di questo inno così antico è la paternità molto controversa. Una di queste storie sostiene che la musica sia di GianBattista Lullo e le parole nientepopodimeno che di Madame de Maintenon, la favorita di Re Sole Luigi XIV .. ma non sto qui a raccontarvela. Ah, ovviamente era "God Save the King", fino a quando non ti arrivò una certa Regina Vittoria.

A proposito di Inni che nascono dai campi da rugby e crescono nei cuori della gente, chi conosce l'inno neozelandese? Probabilmente, nemmeno i neozelandesi stessi .. tutti invece, ma proprio tutti, hanno sentito almeno parlare della Haka, il canto maori che apre le esibizioni dei mitici All Blacks. La Haka è canto e danza: "kia korero te katoa o te tinana" (l'intero corpo deve parlare)
. Di Haka ce n'è diverse, secondo le circostanze; per me però ce ne sta una sola, la "tradizionale", quella sacra di Te Rauparaha.

Mi vengono i brividi e il groppo in gola etnico con la Haka, la lacrimuccia federalista mi assale insopprimibile con "Flowers of Scotland". A quando un Inno così per una Naxion Veneta risorta? Magari intitolato, propongo, secondo il motto della Serenissima: "Prima Venexiani e po' Cristiani". E che contenga la frase, mutuata dallo scozzese:
".
. Quei giorni sono passati ormai
e nel passato è giusto rimangano
Ma ora possiamo rialzarci
ed essere nuovamente Nazione
Quella che combattè a Lepanto
e fermò la fiera armata del Califfato
mandandoli a casa.
Ricordalo sempre."
E' sufficientemente "unpolitically correct" così? Se Gentilini pro-sindaco di Treviso mi legge, mi sa che chiudo subito l'ordine ... se invece mi legge qualcuno strongly national-centric, o che stia (giustamente) sottolineando le contraddizioni dello statuto catalano, non sarà di certo mai più "benevolo" con me come prima ...
Beninteso, io credo in una Italia federale, con sardi, furlani, piemonteis etc.etc. federati e non certo indipendenti, perchè "
quei giorni sono passati ormai e nel passato è giusto rimangano", ma con ognuno ben conscio e geloso custode delle tipicità e prerogative delle proprie radici.
E adesso lasciatemi in pace, mentre dopo tutte 'ste divagazioni mi riascolto l'inno scozzese e ritorno con la memoria alle emozioni di quella prima volta.

Ps: tutto 'sto casino solo per testare l'aggregabilità di file mp3 nei post blogger.com?

7 Comments:

Blogger Otimaster said...

Non so perchè fin dalle prime righe avevo idea di dove saresti finito a parare. Giusto ieri è venuto a trovarmi un vecchio amico scozzese compagno di tante partite, fa l'ingegnere alla SNAM e vive a Crema, dopo anni che vive in Italia non manco mai di intonargli Flowers of Scotland e lui (forse lo avrai letto in qualche vecchio post) dopo quasi ogni sei nazioni non manca mai di farmi recapitare un bel cucchiaio di legno, alcuni di così bella fattura che ora adornano le pareti di casa mia.
Come te da buon vecchio templare preferisco la vesione classica dell'Haka.
Buon fine settimana

17/12/05 12:28 PM  
Blogger Abr said...

beh Master, l'amico scozzese dovrebbe avere più o meno lo stesso numero di cucchiai di legno nostri, da quando ci siamo noi ... sulla Haka, no kidding. Quella nuova è ... non commento, con Tana Umaga che fa il gesto di tagliar la gola ... cheap.

17/12/05 5:44 PM  
Anonymous Anonymous said...

Danny, grazie, grazie, grazie! E tu sai bene il perché!
Ps: ieri sera cena natalizia della società di rugby nella quale... milito, si fa per dire. Ah, la tauromachia.

17/12/05 11:17 PM  
Blogger Abr said...

Brett, innanzituto grazie a te per il link al post, troppo buono!
Nella realtà ci sono parecchi spunti che potrebbero esserti piaciuti più del resto in questo post, che io possa immaginare.
In ordine di apparizione, il ruolo di Verdi col nostro inno, la sconfitta americana dai britannici del 1814, god save the queen the true story, il ruolo del rugby confrontation ritualizzata, la haka .. ma soprattutto, come per me, il rugby che elegge a Inno flowers of scotland, il più bello di tutti ... o t'è piaciuta la storia della principessa Anna che si alza e canta al MurrayField?
Ho vinto qualcheccosa?
;-)
ciao, Danny

18/12/05 12:29 AM  
Blogger Robinik said...

Io, come sai, mi alzo in piedi e mi commuovo solo con quello USA.

Grande post!

Ciao ;)

19/12/05 6:09 PM  
Anonymous Anonymous said...

E di quello svizzero? Lo sai che ne avevamo uno che era molto simili, per non dire uguale a quello inglese

20/12/05 11:28 AM  
Blogger Abr said...

Rob: giassò. Anch'io. Ma la bellezza è altra ...
Pinocchio: never heard. Presterò attenzione, tra poco, ai podii delle Olimpiadi Invernali ... lì dovrebbero eseguirlo più di qualche volta ..domanda federalista: ttnma avete anche Inni Cantonali?

22/12/05 1:13 AM  

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